discover our data rooms
Competence Center: a che punto è la sfida della trasformazione tecnologica
digi tales 2021

Competence Center

a che punto è la sfida della trasformazione tecnologica

A tre anni dalle norme istitutive, i poli per l’innovazione delle imprese sono tutti operativi e hanno assegnato oltre 20 milioni per progetti di ricerca: l’asse pubblico-privato, i nodi da sciogliere, l’obiettivo dell’autosufficienza.

Una risposta all’urgenza di digitale e tecnologia nelle imprese

Otto poli ad alta specializzazione, qualche centinaio di imprese coinvolte su progetti comuni, oltre 20 milioni di euro erogati in bandi per progetti di ricerca: la rete dei Competence Center, istituita esattamente 3 anni fa ma diventata operativa da un biennio, è una risposta alle statistiche che parlano di scarsa collaborazione tra le imprese italiane nel fare innovazione: l’annuale rapporto di Intesa Sanpaolo sui distretti industriali, citando la Community Innovation Survey 2018, segnala che in Italia il 30% delle imprese innovative ha in essere partnership con altri soggetti come aziende, istituti, enti e consulenti (contro il 33% della Germania), ma aggiunge che il gap con le imprese tedesche si allarga quando si parla di alleanze sulla Ricerca&Sviluppo e quando si guarda ai rapporti con le Università. I Centri di Competenza – aggiunge l’ultimo rapporto DESI della Commissione Europea sul livello di digitalizzazione -  sono anche uno degli strumenti messi in campo per migliorare il quadro dell’integrazione di tecnologie digitali nelle attività delle imprese che vede l’Italia al 22esimo posto in Europa ma soprattutto lontano dalla media su tecnologie come Big Data e Cloud.

Dall’automotive al cybersecurity: il focus degli 8 centri di competenza

Gli otto centri, scelti dal ministero dello Sviluppo economico, sono tutti basati su una gestione in tandem pubblico-privata, anche se ognuno ha delineato il proprio sistema di governance, e raccolgono Università, centri di ricerca, partner tecnologici ma soprattutto aziende: dai capifiliera come Stellantis, Leonardo e Tim alle pmi innovative nate da start up universitarie. Il focus è su settori industriali e tecnologie spesso legate alle diverse vocazioni territoriali. Cim4.0 di Torino è dedicato all’automotive, all’aerospazio, all’energia e mette al centro tecnologie come additive manufacturing, data science e big data. Made di Milano guarda alle tecnologie digitali che permettono la trasformazione tecnologica delle aziende. BI-REX di Bologna è dedicato ai Big Data. Smact del Triveneto, con sede a Venezia, racchiude nell’acronimo le sue specializzazioni: Social networks, Mobile platforms & app, Advanced analytics & big data, Cloud, internet of Things and artificial intelligence. Artes della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa si concentra sulla robotica avanzata e sulle tecnologie digitali abilitanti. Start di Genova ha un focus sulla cybersecurity ma anche sulla sicurezza nei trasporti, nei porti e nei sistemi idrici. MedTech di Napoli è dedicato alle tecnologie abilitanti 4.0. Cyber di Roma sulla sicurezza informatica con particolare attenzione allo spazio, all’automotive e alla salute.

Le linee d’azione: bandi di ricerca, formazione, fabbriche digitali

«Tutti i Competence Center operano su tre linee – spiega il ceo di Cim4.0 Enrico Pisino - Il supporto alle imprese attraverso dei bandi per progetti di ricerca; la formazione sfruttando le competenze dell’accademia e quelle applicative delle imprese; la creazione di ambienti dove testare e far maturare le tecnologie in modo da passare dal prototipo funzionale al prototipo tecnologico». Dopo due anni di attività non tutti i centri possono dirsi allo stesso livello sulle tre direttrici di azione: un paio hanno varato da poco i primi bandi, pochi – stando all’approfondimento fatto da Intesa Sanpaolo – sono già operativi con Linee Pilota o Fabbriche Digitali dove un’impresa può testare una tecnologia prima di investire su di essa e può sperimentare direttamente la collaborazione con altre aziende del settore o fornitori di servizi.

I primi 3 anni e la sfida dell’autosufficienza

 «Il bilancio a livello complessivo è positivo – osserva il General Director del BI-REX Stefano Cattorini – C’è stata una partenza lenta di alcuni poli, ma ora siamo tutti e 8 operativi. La rete si è costituita con grande collaborazione reciproca: condividendo le best practice, concordando una strategia comune, adottando anche una voce comune nei confronti del ministero». È evidente – sottolinea il rapporto Economia e Finanza dei distretti industriali di Intesa Sanpaolo - come «sia ancora molta la strada da percorrere: in alcuni casi è emerso un problema di risorse, con l’esclusione dai bandi di progetti meritevoli, ma non finanziabili per mancanza di fondi. Attivi da poco più di due anni, sono stati frenati dalla pandemia e pertanto anche i Competence Center che sono riusciti a dotarsi di una linea pilota hanno fatto fatica a sfruttarne tutto il potenziale, visti i limiti alla circolazione che hanno impedito di avere molte visite in presenza. È dunque prematuro tracciare un bilancio definitivo sui Competence Center». Un altro tema è quello dello “sbilanciamento” verso le regioni del nord quando l’ultimo censimento Istat sulla digitalizzazione e la tecnologia nelle imprese italiane mostra il livello mediamente inferiore di maturità tecnologica delle aziende (con almeno 10 addetti) del Centro Sud.

Uno degli obiettivi fissati in partenza dal Mise è il raggiungimento della autosufficienza economica dopo il primo triennio e per questo i Centri dovranno riuscire, accanto alla mission iniziale, a ottenere contratti di ricerca con le aziende del territorio e dei loro settori di specializzazione. «Siamo convinti che anche senza finanziamenti possa viaggiare sulle proprie gambe» dice il presidente di Cyber4.0 Teodoro Valente, presentando i lavori in corso per collaborazioni internazionali e l’apertura a servizi anche verso la Pubblica Amministrazione.

Radiocor ©